Vol.1 Il positivo. Miti e mitonami
Era una tranquilla sera d'estate. Tranquilla insomma. Mio marito era ritornato nero dall'ennesima riunione sindacale, così arrabbiato da bidonare il lavoro, cosa capitata non più di due volte in cinque anni di onorata convivenza. Io già dal come aveva infilato la chiave nella toppa, avevo inteso la "sonata " e dunque con uno stratagemma che funziona sempre mi sono defilata con eleganza,<<Amore vado a fare la spesa, ti porto tante cose buone>>, esclamai degna del miglior Senna ad un soffio dal traguardo. Quel pomeriggio la spesa la feci con pazienza certosina e ispezionando il reparto detersivi tra un wc net e una schiuma da barba tanto per fare bella figura, feci scivolare nel traboccante carrello anche un test di gravidanza. << Almeno lo distraggo per dieci minuti e parliamo d'altro>>, pensavo. Ma quella sera era troppo nervoso, infatti non mi accompagnò neppure in bagno per attendere l'esito come consuetudine. Lui era rimasto lì, tra i suoi diritti e i suoi Che guevara, sul balcone tra un "mumble" ed uno "sgrunt" a fumare. Non si è scomodato più di tanto neppure quando ho declinato simboli fallici in tutte le loro più comuni accezioni. Pensava mi fosse caduto il contenitore del detersivo in testa, come capita di frequente, ma mai e poi mai poteva immaginare il responso di quel tubicino di plastica bianco. Le linee erano due. Abbiamo aperto una birra. Ci siamo guardati negli occhi per cinque minuti, eravamo felicissimi ma non sapevamo cosa fare, da dove incominciare.
Abbiamo ripensato ai racconti dei nostri amici che si erano moltiplicati, e siamo corsi d'avanti lo specchio per scorgere la forma della "panza" e decifrare il sesso del prossimo nascituro. Ma era sempre la stessa solita panza, forse un pò più pronunciata, ma a causa della vaschetta di carte d'or alla stracciatella, di cui appena visto il positivo mi era venuta stranamente voglia. Rimaniamo gran parte della notte svegli a pensare a quando era potuto accadere il fattaccio e se mio marito avessse poggiato i piedi contro la spalliera del letto, giacchè ci avevano assicurato con certezza quasi scientifica, che poggiandosi alla trabacca sarebbe nato un maschietto. I giorni passavano veloci, le settimane volavano, noi incominciavamo a prendere confidenza con l'inquilino del piano di sotto, si perchè alla fine era un inquilino, anche se pensandoci la spalliera al letto neppure l'avevamo mai montata. Il tempo scorre inesorabile ed io comincio ad avere le voglie più improbabili tra turdilli e frittule di maiale, in agosto inoltrato tra l'altro, e a trasformarmi in uno strano animale mitologico dalle grandi sembianze e dalle enormi tette. Ma come fa una gestante dilettante a non commettere leggerezze, per non dire altro, durante le quaranta settimane? Chiedere al ginecologo, sembrebbe la risposta più scontata. Ma ovviamente il mio ginecologo, scelto con cura tra l'altro, era di poche , pochissime parole.Ha sempre e solo guardato l'ecografia, appurarato che il bimbo stesse bene e salutato rimandando al mese prossimo. Consigli e pacche sulle spalle, pochi. Io e mio marito continuiamo la nostra gravidanza faidatè affidandoci nella migliore delle ipotesi alle diagnosi di internet e ad i vari sentito dire, finchè una nostra amica non ci apre uno spiraglio, confutando tutte le nostre assurde tesi. Non esistono voglie e desideri alimentari e non bisogna mangiare per due, il sesso del nascituro non è determinato dalle varie posizioni assunte durante la copula, ma la colpa è di un certo cromosoma, fare sesso durante la gravidanza non è peccato e se non si considera la gestazione una malattia si continua ad esser figli di Maria. Tutto il contrario di ciò di cui noi poveri futuri genitori in erba c'eravamo convinti. E che anche lei segretamente aveva pensato. Il suo segreto è stato un segreto di furbizia buona, si è rivolta a chi ne sapeva più di lei. E' così che è iniziato il nostro cammino insieme a Stefania, Maria Francesca ed Elvira.
Nella prossimia puntata ... #vol.2 Parto e allattamento
Francesca, la mamma
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