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Come gestire le emozioni in momenti di difficoltà?

Ogni giorno viviamo differenti emozioni. Alcune sono belle, altre meno; alcune sembrano essere nostre alleate e portatrici di messaggi positivi, altre nostre nemiche da allontanare ad ogni costo. Tuttavia, è importante ricordare che le emozioni fanno parte di noi, del nostro essere ed è possibile imparare a conoscerle, ri-conoscerle e gestirle, ogni giorno, in modo funzionale.
Ma cosa sono le emozioni? Considerare le emozioni significa porsi una serie di domande sulla natura di fenomeni eterogenei, culturalmente e storicamente trasversali, sempre presenti nell’esistenza umana. Le emozioni sono parte integrante di noi stessi e pensare di cancellarle quando ci troviamo in momenti di difficoltà (ad es. quando proviamo ansia e paura), vuol dire cancellare parte del nostro essere, in quanto ci orientano all’azione risultando indispensabili per la nostra stessa esistenza. Tutte le emozioni richiedono la nostra attenzione per meglio gestire un evento.
 “Ognuno di noi ha un’emozione dominante che definisce la nostra personalità” e come la protagonista del film Inside Out (film d’animazione del 2015 realizzato dagli studi Pixar e distribuito dalla Walt Disney Pictures), una bambina di 11 anni di nome Riley, ognuno di noi è guidato dalle emozioni che influenzano anche le memorie del passato. Così “quando siamo più arrabbiati siamo più sensibili rispetto ai torti che ci vengono fatti e la rabbia ci spinge a compiere azioni per cambiare le cose; la tristezza, spesso considerata per aspetti come l’inattività e la passività, è in realtà il motore che unisce le persone che stanno rispondendo a una perdita: sarà lei a far ritornare Riley dai suoi genitori. Inside Out offre un approccio alla tristezza. É lei che chiarifica, che fa capire cosa è andato perduto (in questo caso l’infanzia) e che muove tutta la famiglia verso nuove identità”. Riconoscere i cambiamenti che le emozioni ci fanno attraversare, influenzando il nostro comportamento, ci prepara a sviluppare nuovi aspetti della nostra personalità.
 Le emozioni, inoltre, sono fondamentali nello strutturare le rappresentazioni interne delle interazioni considerandole come agenti di integrazione, organizzazione e sostegno allo sviluppo; fondano lo sviluppo della personalità del bambino, sono intimamente connesse allo stato di benessere/malessere e svolgono un ruolo rilevante nell’ambito della socializzazione e dell’apprendimento. Le diverse espressioni emotive che il bambino utilizza per interagire con l’adulto, che si prende cura di lui,  parte da una serie di abilità affettive che si manifestano sin dai primi mesi di vita e il cui scopo principale è quello di favorire la costruzione di una relazione stabile con l’altro. Tale comunicazione affettiva del bambino è tesa a modificare l’esperienza emotiva e il comportamento dell’adulto, e viceversa, tramite una funzione regolatoria etero-diretta negli scambi interpersonali.
Oggi, grazie a numerosi studi, è stato dimostrato quanto è importante l’aspetto emotivo e affettivo nella comunicazione, nell’interazione sociale, nell’apprendimento scolastico, perché si è finalmente capito che l’essere umano è una totalità di razionalità ed emotività, e che in quest’ottica deve essere educato e deve imparare ad apprendere. L’importanza cruciale delle emozioni nell’apprendimento è inoltre messa in evidenza dal collegamento che c’è tra le stesse emozioni e la memoria. Infatti, le emozioni giocano un importante ruolo nei processi cognitivi legati alla memoria, in quanto la forza dei ricordi dipende dal grado di attivazione emozionale indotto dall’apprendimento, per cui eventi/esperienze vissute con una partecipazione emotiva di livello medio-alto vengono catalogati nella nostra mente come “importanti” e hanno una buona probabilità di venire successivamente ricordati.
Per mettere in atto un’educazione emotiva, è fondamentale avere come obiettivo primario l’esistenza del bambino nella sua totalità, e ciò comprende lo sviluppo sociale della persona, dimensione che si occupa dell’efficacia delle relazioni del bambino con gli altri e dello sviluppo emotivo. Ne consegue che è fondamentale includere la dimensione emozionale nei suoi processi, ponendo massima attenzione allo spazio interiore, alla valorizzazione di ogni forma di diversità e alla formazione di esseri umani completi in un clima di libera espressione.
Ma come dar voce alle emozioni di un bambino? Come gestirle quando ci si trova in un momento di difficoltà? Il periodo storico che stiamo vivendo, con la chiusura delle scuole, inevitabilmente costringe mamma e papà a trascorrere molto più tempo con i propri figli e gestire i lori comportamenti con continui sbalzi di umore e capricci sempre più frequenti, può far risultare la gestione dei lori stati d’animo sempre più difficile. Innanzitutto dobbiamo fare una prima distinzione: non esistono bambini difficili, esistono solo bambini con un bisogno maggiore di gestione delle emozioni. Questi bambini non hanno le risorse per elaborare e gestire un disagio emotivo. Il mondo emotivo di un bambino, si sa, è ricco di emozioni: paura, tristezza, rabbia, gioia alcune delle quali sfociano in atteggiamenti positivi, altre in atteggiamenti negativi. Alcune di queste emozioni portano ad etichettare un bambino come “capriccioso” e/o “viziato”, ma in realtà si tratta di una richiesta di aiuto dello stesso che ha bisogno di rassicurazioni e di sostegno da parte del genitore. In questo caso è importante aiutare il bambino a canalizzare questa emozione in un atteggiamento positivo e aiutarlo a renderlo autonomo nel saper gestire l’emozione che in quel momento sta prendendo il sopravvento.
É importante tenere sempre a mente che come tutte le persone, anche un bambino sente e deve gestire un’emozione fin dall’infanzia. Un bambino che, ad esempio, tende, ad irritarsi molto più facilmente così come a piangere e a fare molta fatica, poi, a calmarsi, a non avere la capacità di gestire al meglio le proprie emozioni, rimanendo bloccato nelle sensazioni che sente in quel momento, si lascia sopraffare dalle proprie emozioni che prendono il sopravvento su tutti i suoi pensieri: si sente frustrato, arrabbiato, giudicato. L’impulsività,, mescolata con la rabbia può risultare esplosiva, non riuscendo a contenere l’intensità del sentimento negativo provato e a cui non riesce a dare voce. In questa occasione, si può provare a creargli intorno un ambiente più tranquillo e rilassante. Infatti, mantenere la calma di fronte a questi comportamenti è un passaggio importante anche se difficile e, a volte, critico, per un bambino con questo disagio. Tuttavia, si presenta l’occasione per avviare un processo di iniziazione all’autocontrollo e alla gestione delle emozioni. In primo luogo, bisogna provare a percepire l’emozione che, arrivando all’improvviso, spesso sconvolge l’equilibrio. Poi sentirne l’effetto sul corpo cercando di capire in quale parte si sente quell’emozione, di che intensità è, e finalmente riconoscerla (è gioia, rabbia, tristezza?). Poi fermarsi per pensare all’accaduto e, infine, riflettere sulle opzioni, sui modi per gestire l’emozione e la situazione, che di conseguenza si è andata creando. Si tratta, in termini generali, di una strategia che permette al bambino di lavorare sull’autocontrollo, prima attraverso l’aiuto di una figura professionale, poi con i genitori a casa, permettendo, così, lentamente, l’autonomia emozionale. Il bambino appena calmo, capisce e riflette sul suo comportamento e spesso si sente “cattivo” per come ha reagito. E questo è la seconda parte del lavoro, fare capire che le emozioni non rendono “buoni” o “cattivi”, semplicemente è un modo di “cacciare fuori ciò che si sente”. I bambini che non lottano con l’autocontrollo, o le abilità sociali, pensano a come la loro rabbia colpisce le altre persone. Ma i bambini non sono sempre in grado di usare l’empatia come modo per regolare il loro comportamento. L’empatia è prendersi cura degli altri, prendendo in considerazione le loro esigenze o bisogni. Lavorare in questa fase, sul “prendersi cura dell’anima ferita” è un’azione potente e umanamente coinvolgente.


Esiste un’età per educare alle emozioni?


Le ricerche hanno dimostrato che già in fase prenatale. La mamma interagisce con il suo bambino attraverso il suono della sua voce, le parole che emette, i gesti con cui rimane in contatto con lui dentro il pancione, la musica che viene ascoltata durante la gravidanza lascia un segno significativo sul cervello emotivo del bambino, da qui ne preparano la competenza emotiva. Quando veniamo al mondo, siamo tutti dotati di un bagaglio emotivo innato: le emozioni vivono e si accendono dentro di noi in modo spontaneo e automatico. Quindi l'educazione emotiva comincia fin dal primo giorno di vita.
Durante i primi mesi di vita, la relazione tra il neonato e gli adulti che si prendono cura di lui costruisce le fondamenta della competenza emotiva che il bambino poi svilupperà in tutto l'arco dell'età evolutiva. 
Cerchiamo di ascoltare le emozioni del bambino, di farle venir fuori e farle riconoscere.


Ecco alcune attività da fare con il proprio bambino sulle emozioni in base alle fasce d’età.

1.IL VOLTO DELLE EMOZIONI



Dopo aver realizzato i volti fate vedere al bambino come gli elementi della faccia si modificano a seconda delle emozioni: felice, triste, arrabbiato, sorpreso... 
Così il piccolo imparerà a nominare e a riconoscere le diverse emozioni.


2.LE CARD DELLE EMOZIONI
Una volta che avrete preparato le card, mischiate il mazzo ed a turno si gira una carta e si riconosce l'emozione che rappresenta. 



3.LETTURA DI LIBRI 
Leggere al proprio bambino è un attività coinvolgente: aiuta a rafforzare la relazione genitore-bambini, crea l’abitudine all’ascolto, aumenta i tempi di attenzione e accresce nel bambino il desiderio di imparare a leggere, sviluppa la creatività. 
Dopo aver letto una pagina di un libro oppure al termine in base all’età del bambino si può far riprodurre attraverso il disegno, la digito pittura, il dido, quindi attraverso la manualità l’esperienza … l’emozione vissuta durante la lettura.

Noi Adulti siamo l’esempio che i nostri piccoli osservano e seguono. 
Ecco perché dobbiamo essere “Allenatori” di emozioni.
L’importanza delle emozioni sta nella capacità di poterle riconoscere ed esprimere liberamente.
Come diventareallenatori” delle emozioni? Grazie ad alcuni piccoli accorgimenti che di continuo ci troviamo ad affrontare.
Vediamo come: 

“Smettila di piangere!” come cambia se… “ Vuoi dirmi quello che succede? - Perché piangi?“
“Non devi urlare!” come cambia se… “ Posso ascoltarti se parli piano!”
Saltella e ride… come cambia se… “ Oggi sei felice? - Ma cosa ti rende così felice? Raccontami…” 
“Tieni!” come cambia se…  “Grazie, sei stato gentile!”
Quante volte ci siamo ritrovati in queste situazioni? 
Cerchiamo di essere aperti all’ascolto dell’altro e alla cura.

“Se riesci a tradurre in parole ciò che senti, ti appartiene.”
Daniel Goleman


Canzoni per Bambini 
-I colori delle emozioni con gli amici pesciolini  (https://www.youtube.com/watch?v=lVrhdc4D7is)

-La giostra delle emozioni (https://www.youtube.com/watch?v=sCcvwocGSGU)



A cura della Pedagogista dell’Associazione Serenamente Donna e Mamma CARMELA ROSATO
 e della Sociologa Dott.ssa MARIAROSARIA LAINO



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