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L’apprendimento musicale del bambino secondo la Music Learning Theory di Edwin Gordon


Gli strumenti del dialogo musicale nella guida informale





Strumenti che vengono usati durante la lezione.


Con il termina Guida Informale, Gordon descrive lo stile del ruolo educativo musicale che l’adulto assume nei confronti del bambino per aiutarlo a sviluppare l’audiation preparatoria: si differenzia dall’Istruzione Formale perché non prevede che l’adulto insegni nozioni o altro, quindi assumere il ruolo di Guida Informale significa guidare il bambino con l’esempio, mettendo in atto le competenze che desideriamo che egli possa assimilare, nel tempo, attraverso l’ascolto, la percezione sensoriale, l’osservazione, l’imitazione, il pensiero. Nell’età prescolare, quindi, è necessario che un buon insegnante sia un educatore nel senso più letterale del termine e un buon educatore sia per il bambino un modello del suo sapere. Per quanto riguarda invece, il dialogo musicale, gli strumenti utilizzati dall’insegnante sono:

Canti tonali e ritmici senza parole    

I canti tonale e ritmici senza parole  sono uno strumento caratterizzante che si basa su Cantati con sillabe neutre, al fine di proporre al bambino l’ascolto di contesti musicali che non siano subordinati a un contenuto narrativo verbale, i canti tonali e ritmici proposti devono avere quattro caratteristiche:
  1. ·         Varietà, intesa come diversità di modi e metri. I canti tonali proposti sono costruiti sull’intera gamma dei modi possibili, da quelli maggiormente presenti nella cultura di riferimento del bambino, fino a quelli meno usuali. Accanto ai canti tonali costruiti su un solo modo, l’educatore utilizza canti multitonali, contenenti cioè modulazioni fra più modi. I canti ritmici proposti sono, analogamente, costruiti su metri usuali e inusuali o possono essere multi metrici contenendo modulazioni metriche fra un metro e un altro.
  2. ·         Complessività, da non intendersi come complicatezza. Si riferisce all’importanza di presentare il bambino canti che contengano soluzioni tonali e ritmiche varie e diversificate, al fine di permettergli di entrare subito in contatto con la ricchezza del linguaggio musicale. Tutto ciò permetterà al bambino di riconoscere, crescendo, come usuale ciò che è normalmente classificherebbe come inusuale o non familiare. Le altre due caratteristiche dei canti tonali e ritmici, ugualmente importanti sono:
  3. ·         Brevità, intesa come afferrabilità. I canti devono essere sufficientemente brevi da poter permettere al bambino di afferrarne l’identità e di imparare a percepirne il senso musicale globale, ascoltando il canto nella sua interezza senza distogliere l’attenzione;
  4. ·         Ripetizione, altro fondamentale strumento grazie al quale il bambino può sviluppare familiarità nei confronti dei canti, riconoscerli e confrontarli perché l’insegnante ha sempre cura di non abbandonarli, lezione dopo lezione, ma di ripresentarli di tanto in tanto. In questo modo per il genitore sarà più facile utilizzare i canti per calmare il bambino che è in grembo.
  5. ·         Pattern tonali e ritmici  che hanno lo scopo di rendere particolare la lezione perché propone al genitore e al bambino che sta in grembo di sentire dentro di sé l’andamento musicale che è costituito di funzioni armoniche o ritmiche, della sintassi musicale sulla quale sono costruiti. I pattern tonali sono composti da tre suoni diatonici per gradi congiunti, che vengono cantanti in legato. L a funzione di tali pattern è quella di consentire al bambino l’ascolto di frammenti melodici non significativi dal punto di vista delle funzioni armoniche e di creare, quindi, lo spazio relazionale in cui anche il genitore può interagire con l’educatore per mezzo della voce cantata. I pattern ritmici, invece, devono essere seguiti inspirando sia sul levare che, nel contesto ritmico dato, idealmente li precede sul levare dell’ultimo macrobeat dei pattern stessi.
  6. ·         La voce, aspetto essenziale per realizzare il dialogo musicale, divenendone un modello per tutti. Una voce, quindi, che nasce dal corpo in movimento e dal respiro che si allea con la conoscenza della ricca varietà di possibilità espressive musicali, per creare una relazione educativa e affettiva di qualità all’interno della quale l’insegnante non si muove come su un palcoscenico, ma condivide con tutti la curiosità e lo stupore dell’ascolto dei vari canti. Nel cantare i pattern, invece, la voce, pur mantenendo la qualità relazionale e musicale, si sposta su parametri espressivi differenti, evidenziando con ancor maggior precisione i contenuti della sintassi musicale di cui i pattern si fanno portatori, ed eliminando, invece, le variabili proprie del fraseggio musicale le quali in una fase di lavoro distrarrebbero il genitore dai contenuti presentati.

·         Il movimento e il corpo che può essere:
·         Strumento dell’apprendimento in quanto, come Gordon stesso descrive, il bambino è in grado di sviluppare l’audiation soltanto se la propria esperienza d’ascolto e di relazione con la musica e i suoi elementi  costitutivi coinvolge la sensorialità;
·         Strumento espressivo che, per ragioni simili, permette all’insegnante di cantare esaltando gli aspetti narrativi intrinseci alla musica stessa, variandoli e personalizzandoli;
·         Strumento della relazione, in quanto è attraverso il corpo e il movimento che l’insegnante, nel contesto non verbale delle lezioni, gestisce il gruppo dei bambini, accogliendoli, contenendoli, proponendo loro attività di ascolto.

  • ·         Il respiro, fondamentale strumento del dialogo musicale. E’ nell’ispiro e nel movimento a esso legato, infatti, che il pensiero musicale si prepara a trasformarsi in voce e il pensiero di chi ascolta si prepara ad accogliere l’idea musicale che sta per realizzarsi.


  • ·         Lo sguardo, insieme al movimento e al respiro, lo sguardo costituisce un ulteriore strumento mediante il quale l’educatore imposta una relazione di qualità col gruppo e col singolo bambino. Lo sguardo abbraccia il gruppo e si sofferma sui singoli bambini, con intensità e durata proporzionate all’età, alla qualità della relazione esistente, al modo in cui ogni singolo bambino agisce all’interno del gruppo momento dopo momento.


  • ·         Il silenzio, diventa il luogo in cui l’adulto e i bambini possono realizzare l’audiation. L’insegnante cura questo processo facendo sì che il silenzio sia, per lui stesso in primis, denso di senso musicale, luogo in cui la musica, e tutto ciò che essa porta con sé, continua a vivere nell’audiation, nello sguardo, nel respiro, e nel movimento.


  • ·         La cura dell’ambiente e del Setting. Lo spazio fisico in cui si svolge la lezione deve possedere alcune fondamentali peculiarità che lo rendono un ulteriore strumento necessario alla realizzazione del dialogo musicale e del processo di apprendimento. L’attività avviene in una stanza vuota, di dimensioni sufficienti ad accogliere il gruppo e a permettere ai bambini di svolgere giochi di ascolto in movimento avendo la possibilità di esplorare lo spazio senza costrizioni o impedimenti, in sicurezza. Contemporaneamente, però, uno spazio troppo grande e dispersivo rischia di rendere difficile la costruzione del dialogo musicale. Di norma viene scelto un ambiente in cui sia possibile stare comodamente seduti in terra, su un parquet o sui tappeti.


  • ·         La gestione del gruppo. II gruppo è composto dall’educatore e dai bambini, con o senza genitori, non consiste esclusivamente in un insieme di persone, bensì ha un’identità propria che si crea a partire da diversi elementi, quali: L’oggetto comune di interesse, l’identità dei singoli partecipanti del gruppo, il dialogo intersoggettivo fra gli stessi e le dinamiche che lo compongono. L’insegnante ha il compito di gestire il gruppo fin dal momento in cui si crea, saperne valutare la condizione emotiva, attuare strategie al fine di tutelare contemporaneamente il gruppo stesso e l’attività musicale.

 La conclusione della lezione: il dialogo continua..

Terminate le attività sui pattern, la lezione, passando per le altre attività di ascolto, di gioco e di dialogo musicale non strutturato si avvia verso la fine. E’ compito dell’insegnante scegliere e gestire i tempi del dialogo educativo col gruppo affinché la fine della lezione si verifichi al momento opportuno. Anche se possiamo ritenere che questa fase lasci nel gruppo un desiderio di continuare il dialogo e che quindi l’educatore abbia cura di non allungare esageratamente i tempi delle attività per non saturare i bambini, è altrettanto importante che l’attività finale avvenga nel momento in cui l’insegnante ritenga di aver prestato attenzione e che tutti gli elementi del gruppo abbiano potuto esprimersi, anche silenziosamente, nel dialogo musicale. In quel momento l’insegnante chiama di nuovo il gruppo al centro della stanza, e, dopo un breve silenzio, intona il canto finale, al quale, spesso, si uniscono tutti i bambini.
Enza Cristofaro Cantante, Cfp ( Estill Voicecraft), 1 livello Metodo Gordon ( L’apprendimento musicale del bambino da 0 a 6 anni.)



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