(Anna-G. Sprovieri)
Che
io sia una madre sui generis si era abbondantemente capito ma quest’estate mi
sono davvero superata. Sì perché sono quella che a quaranta gradi all’ombra, in
pieno agosto, dimentica puntualmente di mettere la crema solare alla figlia
Elisabetta di neanche quattro mesi; quella che invece di scendere in spiaggia
di prima mattina per approfittare della fresca brezza marina arriva alle 11,
col sole a picco, trincerandosi dietro un :”La piccola dorme fino a tardi”;
quella che invece di far sfoggiare ad Elisabetta un vestitino dopo l’altro
(vedeste, ha un guardaroba che nemmeno Naomi Campbell), come fanno tutte le
mamme di figlie femmine, preferisce lasciarla in pannolino per evitare che
l’anticiclone delle Azzorre la sciolga.
Non
lo faccio apposta, giuro. E’ che io sono fatta così, ci sono cose a cui non
riesco proprio a dare la giusta importanza, soprattutto con l’arrivo della
seconda figlia. Sarà che mi sono rincretinita con l’età, ma mentre con la mia
primogenita Giorgia (che se non si fosse ancora capito ha quasi sette anni)
conservavo ancora un minimo di pudore arrivando persino a controllare la
temperatura dell’acqua del bagnetto con il termometro (ed era già assai),
adesso mi accorgo che tendo a lasciare che Elisabetta cresca con una certa,
come dire, “autonomia”, senza starle troppo dietro se non per i bisogni
primari. Ma solo perché ancora non riesce a tenere il biberon da sola e non sa
cambiarsi il pannolino. Per il resto impiego il mio tempo ad osservare e gioire
delle sue conquiste oltre che a sbaciucchiarla tutta.
Queste
erano le mie riflessioni ieri sera prima di uscire per una passeggiata con
marito e figlie. Tutto è cominciato con il solito dubbio atroce: che faccio,
glielo porto un golfino che c’è un po’ di vento? Dopo aver tentato di mantenere
un contegno e valutato l’eventualità di portare un maglioncino leggero e dei
calzini, il Giuliacci che è in me mi ha ricordato la temperatura tropicale di
questi giorni e il relativo tasso di umidità. Quindi al diavolo vento, golfino
e calzini. Meglio metterle qualcosa di leggero così non suda e non si becca la
bronchite.
Fermiamoci
un attimo.
Avete
capito bene: vestitino leggero uguale figlie senza malanni.
Lo
so, l’equazione va contro tutti i principi che nonne e zie ci tramandano da
secoli ma preferisco che Giorgia ed Elisabetta stiano al fresco di un lieve
venticello piuttosto che facciano una sauna con un abitino un po’ più pesante.
Perché sudore e vento insieme sono un’accoppiata micidiale. Ve le ricordate le
nonne che ci raccomandavano di mettere la maglia interna perché “asciuga il
sudore”? Ecco, ancora non ho capito qual è la logica nascosta (parecchio
nascosta) dietro questa affermazione. Neanche fossero fatte di materiale
idrorepellente come le tute dei sub…
E
per farmi mettere definitivamente al rogo, ho due confessioni da fare: la prima
è che la temperatura di casa mia in inverno non supera mai i 18 gradi, la
seconda è che se mi cade un giochino per terra non corro a sterilizzarlo in
preda alle convulsioni ma lo sciacquo semplicemente perché, come sostiene
sempre mio padre, “sono anticorpi”.
Ecco,
l’ho detto.
A
mia discolpa ho comunque che mi sono sempre trovata bene seguendo il mio
istinto. Le febbri e i raffreddori di Giorgia si possono contare sulle punte
delle dita. Per cui penso proprio che continuerò a proseguire per la mia strada
perché tanto con me, pur volendo, non c’è speranza…
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